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Prima d'iniziare un'escursione: indicazioni generali

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Per i pochi disinformati che, non avendolo ancora dovuto sperimentare di persona, poco o nulla sanno di come abitualmente si svolgono le fasi iniziali di una qualsiasi delle ben 48 gite che vengono organizzate nel corso dell'anno, diamo qui di seguito, anche per tener fede ad una onesta trasparenza, un doveroso avvertimento e un sadico incoraggiamento a unirsi al gruppo dei gitaioli, alcune indicazioni specifiche sulle più opportune modalità di comportamento da seguire durante le nostre stupende giornate montane. Già riferito sulla stoica celebrazione del rito preparatorio, i superstiti a questa prima drastica selezione avranno poi il grande piacere di poter affrontare i momenti successivi della loro gita, che ora andiamo a elencare:
1) IL RITROVO: da tempo immemorabile il sacro luogo dove amano radunarsi i pellegrini della Trenta è il celeberrimo "Piazza Oberdan". E' senz'altro il punto di partenza e (almeno si spera) di arrivo più adatto allo scopo, non tanto per la sua centralità e facilità di posteggio domenicale, quanto per l'assoluta mancanza di ogni possibile confort cittadino mattutino (bar, edicole, altri servizi essenziali) che ben introduce al clima spartano che caratterizza da sempre le gite del Cai.
2) ORA DI PARTENZA: è forse il principale cruccio di ogni capogita al momento di partorire il programma della sua gita. Sovente egli, nel dibattersi fra i vari suggerimenti spesso estremistici degli esperti nella materia, che spaziano dalla mezzanotte proposta dai maniacali stakanovisti alla ricerca di ascese sempre più lunghe e difficili, a un comodo mezzogiorno proposto dai gitanti danzerini che curano la loro febbre del sabato sera con estenuanti escursioni nottambule nelle discoteche nostrane, finisce per scegliere un salomonico orario medio (intorno alle 7) che comunque riesce a scontentare un tutti. Il gitante previdente, vinta la strenua lotta mattutina con l'orologio, procura di arrivare sul posto dell'adunata almeno 1/4 d'ora prima della partenza, cercando d'evitare sia eccessivi anticipi, con conseguenti equivoci bivaccamenti notturni da marciapiede, che affannati ritardi con spericolate salite in corsa a corriera già avviata. Egli così, potrà prendere parte attiva alle istintive effusioni dei partecipanti, inevitabile conseguenza di un'incontrarsi fra veri amici, che, a seconda del proprio carattere personale, possono variare da un cordiale grugnito da saluto, a glaciali sfottò personalizzati, oppure calorose strette di mano talvolta sfocianti in languidi abbracci più o meno fraterni. Accatastato lo zaino e gli innumerevoli altri accessori montani, sciolto ogni atroce dubbio sulle possibili dimenticanze dell'ultima ora (documenti, scarponi, consorte, ecc.) e tenacemente conquistato, a prezzo di audaci scavalcamenti o imprudenti (specie fra i maschi) brevi salite sulle ginocchia del vicino, un ambito posto a sedere, finalmente così comodamente sistemati insomma, si è pronti al momento della partenza.
3) IL VIAGGIO: visto la nota abilità alla guida degli affabili autisti forniti dalla economica ditta trasporti, il piacevole viaggio d'avvicinamento alle montagne non deve destare nessun momento di vera preoccupazione. Dopo una certa abitudine acquisita grazie a alcune prime gite d'assuefamento, saranno facilmente superabili alcuni inevitabili piccoli disagi conseguenti al viaggio, quali crollo di fiducia sia sul capogita della domenica, visto le sue farneticanti illustrazioni delle caratteristiche dell'itinerario, che nella propria capacità psico-fisica di superare gli smisurati dislivelli, le ore di marcia e le difficoltà tecniche del percorso, oppure, ad esempio, le lievi nausee da rigetto per le troppe curve delle impervie stradine di montagna, o sintomi evidenti di overdose per gli esagerati racconti dei vicini sulle loro eccezionali gite passate o future, con brandelli di vita vissuta, vivaci confronti d'opinione a sfondo sociale, politico o sportivo. Dopo circa 3 ore passate in tale più che confortevole situazione, potrà tornare gradita, a volte necessaria, una breve sosta rigeneratrice.
4) BREVE SOSTA A META' PERCORSO: sono i "non più di 20 minuti" molto necessari ai bisogni dei gitanti. E' conveniente possedere, a corriera quasi ferma, una buona partenza da centometrista olimpionico per riuscire a precedere, entrando fra i primi nel malcapitato bar prescelto,, l'arrivo della ressa arrembante; altrimenti, se in colpevole ritardo, sarà opportuna una certa dimistichezza con le arti marziali. Solo così si potrà avere qualche speranza di vittoria nelle appassionanti competizioni, dei veri tornei con la formula dell'eliminazione diretta, costituite dalle accanite lotte corpo a corpo prima alla cassa e poi al banco, per la conquista di un paradisiaco caffè oppure, a scelta (non c'è tempo per entrambe le impellenti esigenze) in civili e ordinatissime file davanti all'unico servizio esistente. Tali scontri, che solo raramente degenerano in chiassose zuffe generali, saranno molto utili per preparare l'assonnato gitante a quel speciale spirito da combattimento che gli sarà indispensabile sfoderare per superare le indubbie difficoltà successive.
5) BREVE VISITA GUIDATA: i capogita più preparati provvedono a abbinare, ove possibile, alla piacevolissima sosta ristoratrice anche qualche aggancio culturale in loco, con annessa una talvolta comprensibile visita guidata alle attrattive del posto, con la meritoria intenzione di ulteriormente annebbiare la già traballante lucidità del gitante e smorzare così un nascente senso d'inquietudine per l'ormai imminente inizio dell'effettiva escursione.
6) I PREPARATIVI ALL'ESCURSIONE: siamo arrivati al momento critico. Rintracciato con qualche incertezza il luogo prestabilito da dove avrà inizio l'escursione, il gitante dovrà scendere più velocemente possibile dalla corriera e prepararsi senza nessun imperdonabile indugio. Talvolta la delicata operazione avviene nel raffinato liston del paese, talvolta proprio nel mezzo di una sperduta stradina, toreando le veloci automobili incrocianti. Recuperato lo zaino, calzati i morbidi scarponi, dato uno speranzoso "arrivederci" all'autista, egli potrà finalmente incominciare a mettersi in cammino.
7) L'ESCURSIONE: si concludono qui le nostre rasserenanti indicazioni generali, perchè d'ora in poi ognuno dovrà provvedere per suo conto. Il mirabile affiatamento collettivo, derivato d'aver superato assieme le tante vicissitudini del viaggio, viene repentinamente perduto. La comitiva si divide, escluse alcune frange impazzite, in tre gruppi fondamentali. Il primo è composto da quelli che, sfruttando le loro enormi capacità fisiche, schizzano subito via velocissimi, ingaggiando feroci gare fraticide fra loro, all'ambito scopo di raggiungere al più presto la vetta dove avranno tutto il tempo d'annoiarsi aspettando per ore i più lenti e il momento dell'altrettanto veloce discesa. Il secondo invece è formato da quelli che, a prezzo di disumana fatica e trascurando alcuni preoccupanti segni premonitori (sudorazione sahariana, stati di apnea e prostrazione psico-motoria, infarto latente, ecc.) riescono comunque a raggiungere l'agognato obiettivo, spesso però dovendo rinunciare a godersi il panorama e il panino, perchè è già l'ora d'iniziare la discesa. Al terzo infine appartengono quelli che, dopo averlo studiato nella teoria per settimane, affrontano un più facile itinerario alternativo, con il risultato di trasformate innocue, rilassanti passeggiate in incerte e estenuanti spedizioni montane.
8) IL RITORNO A CASA: l'ultimo vero problema, comune a tutti quanti, sarà quello di non tornare in ritardo alla corriera, perchè nonostante l'accurato contrappello del capogita, c'è sempre il tragico rischio di restare a soggiornare sul posto. Forti dell'esperienza acquisita, non dovrete preoccuparvi troppo per il lungo viaggio di rientro a Trieste, che sarà del tutto simile a quello dell'andata, tranne forse per l'incantevole sottofondo sonoro composto da una strana miscela di salaci commenti, antiche barzellette, nostalgici coretti alpini e rumorose russate. A vostra discrezione potrete attivamente partecipare oppure, sopraffatti da dolori muscolari e stanchezza incipiente, anche restare appartati e in silenzio. Comunque, come se foste dei piccoli "Indiana Jones" miracolosamente sopravvissuti alle tante perigliose avventure che solo una gita con la Trenta riesce a procurare, sarete orgogliosi per l'impresa compiuta e in fondo ansiosi di ripresentarvi ad un nuovo appuntamento al più presto.
9) UNA CONSIDERAZIONE FINALE: non allarmatevi, finora abbiamo scherzato, naturalmente. Nel descivere il viaggio d'avvicinamento in corriera, si è volutamente adoperato quel linguaggio fantozziano con cui, usando iperboli grottesche, talvolta si riesce a rappresentare anche quelle situazioni e le tante piccole ma simpatiche realtà, che solitamente non vengono ritenute meritevoli di debita considerazione. In effetti nel descrivere le escursioni in montagna è giusto e doveroso cercare sempre di seriamente e correttamente informare e non certo scherzare. Indubbiamente fra il viaggio e l'effettiva escursione, due fasi di una gita nettamente distinte aventi però pressapoco la stessa durata, è la seconda il vero scopo di una gita domenicale. Eppure, consenteteci il sospetto che esse siano strettamente collegate fra di loro, e che entrambe contribuiscano, ognuna a proprio modo, a creare fra i componenti del gruppo quell'armonioso affiatamento che forse è il primo presupposto per la buona riuscita di una gita in montagna.
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